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La Storia

Vittore, martire di Cristo, è una gloria fulgida della santa Chiesa milanese.
Nato nell'Africa, in Mauritania, si arruolò nelle milizie romane e prestò servizio a Milano.
Nell'anno 303, durante la persecuzione di Massimiano, Vittore con altri due soldati, Nabore e Felice, abbandonò la vita militare per non esporsi temerariamente al martirio.

Arrestato e condotto in tribunale, non tradì la sua fede e fu condannato alla pena capitale.
La sentenza non venne eseguita nella città di Milano. Il martire, con Nabore e Felice, fu portato a Lodi, dove fu decapitato.

Cessata la persecuzione, le spoglie mortali furono trionfalmente riportate a Milano e deposte in un nobile sepolcro.
Tanta fu la devozione della nostra Chiesa a questo martire che fin dall'antichità numerosi e importanti templi furono edificati in suo onore.

Primo e qualificato testimone della devozione a San Vittore è il nostro padre Ambrogio, che lo ha celebrato nei suoi inni e volle deporre accanto al sepolcro del martire il corpo del suo amatissimo fratello Satiro.
"Tratto dalla Liturgia Ambrosiana delle Ore III Volume"

Preghiera a San Vittore Martire

"Per il Natale di Vittore, Nabore e Felice, martiri milanesi"
di S. Ambrogio

Vittore Nabore Felice, pii
martiri di Milano, ospiti
nel nostro suolo, Mauri di stirpe
e nella nostra patria stranieri.

Li donò la sabbia torrida,
arsa dalle vampe del sole,
estremo confine della terra
esilio per il nostro nome.

Il Po li accolse ospiti
In cambio di tanto sangue,
la fede della madre Chiesa
li colmò dello Spirito Santo;

e s'incoronò con il santo
sangue dei tre martiri,
strappatili alle armi infedeli
in Cristo li fece soldati.

Giovò la fatica alla fede,
seppero che sono armi da guerra
al re la vita offrire
e per il Cristo patire.

Non cercano frecce di ferro,
né armi i soldati di Cristo,
chi vera fede possiede
va armato di tutte le armi.

Per l'uomo la fede è uno scudo
E morte il trionfo: questo
Ci invidia il tiranno che a Lodi
I martiri volle mandare.

Ma trascinati dalle quadrighe,
resero quali ostie i corpi,
come carro trionfale ricondotti
sotto gli occhi dei principi.

Rito del Faro


Tra i riti tipici della tradizione liturgica milanese suggestivo (anche se ormai quasi in disuso) è quello del faro, un globo di bambagia che vien fatto ardere prima dell'inizio della messa in onore di un martire, all'ingresso del presbiterio. La prima attestazione in proposito la troviamo già nel sec. VII, in un documento di ambiente cremonese dove si parla di "corona et pharum" da accendersi nella festa del santo martire Sisinio. Si tratterebbe probabilmente di un rito analogo a quello che troviamo descritto nel sec. XII da Beroldo per la cattedrale milanese: in alcune messe particolarmente solenni, quando la processione di ingresso era ormai giunta all'altare, l'ostiario che aveva portato la croce accendeva con la candela posta, secondo l'usanza del tempo, sulla sommità della croce stessa il cosiddetto "pharus". Era questo una specie di lampadario formato da una serie di lumi disposti a corona e sopra i quali era stato posto un anello di bambagia che, ardendo, comunicava il fuoco alle singole lampade. L'interpretazione che gli studiosi danno di questo antico rito oscilla fra quella puramente funzionale (accensione rapida delle lampade quasi in una volta sola), a quella allegorica (immagine del trionfo e della gloria dei martiri, nelle cui feste, appunto, si celebrava questo rito), a quella che vede nell'accensione del faro un elemento che serva semplicemente a rendere particolarmente solenne l'inizio della celebrazione liturgica in giorni straordinari.
Di fatto il faro si trasformò con il tempo da corona di lampade a un globo di bambagia appeso all'ingresso del presbiterio nelle sole feste dei martiri, a cui il celebrante stesso da fuoco con tre candeline accese, fissate sulla sommità di una verga, al termine della processione di ingresso. Il significato in questo caso è puramente allegorico e vorrebbe alludere al sacrificio della vita da parte del martire.
Questo rito è ancora oggi celebrato in occasione delle feste patronali delle parrocchie dedicate ad un santo martire, soprattutto nei paesi della diocesi ambrosiana.
Questo rito viene celebrato in Basilica in occasione della Festa patronale di San Vittore la prima domenica di maggio e l'8 maggio.